mercoledì 25 novembre 2009

Donne che subiscono violenza

Dossier “Rompere il muro del silenzio" presentato a Strasburgo. È solo il 18,2% delle donne europee a considerare la violenza subita in famiglia un reato: la maggioranza, il 44% la considera semplicemente qualcosa di sbagliato. Per il 36% delle intervistate l’abuso è solo “qualcosa che è accaduto”. Ma la violenza rappresenta la prima causa di morte e di invalidità delle donne nella fascia di età tra i 16 e i 44 anni, più del cancro e degli incidenti stradali. Circa un quarto delle donne europee, dal 20% al 25%, hanno subito una violenza fisica almeno una volta nella vita. E il costo per l’Ue supera i 33 miliardi. In Italia 6 milioni e 743 mila donne dai 16 ai 70 anni hanno subito violenze.

martedì 22 settembre 2009

La dolcezza entra in carcere


La dolcezza apre tutte le porte. Anche quelle del carcere di Busto Arsizio (casa circondariale per detenuti in attesa di giudizio), dove per il secondo anno consecutivo sta per partire il progetto “Dolce in carcere”: corsi di pasticceria tenuti da cinque maestri pasticceri per dare una qualificazione professionale ai detenuti. L'anno scorso, i primi due corsi hanno coinvolto una ventina di persone, tra italiani e stranieri: cinque maestri pasticceri si alternano una volta a settimana per insegnare a preparare biscotti, frolle, cannoncini, torte e crostate. Per ora i corsi si sono svolti in un locale attiguo alla cucina del carcere, ma si sta completando il laboratorio di pasticceria autonomo per iniziare la produzione interna e dare la possibilità ai detenuti di reinserirsi in modo pieno nella società. Il progetto è stato finanziato dall'associazione carcerati di Gallarate, con contributi della Provincia, della Fondazione San Giuseppe degli artigiani della provincia di Varese, sponsor privati e di aziende del territorio.

lunedì 21 settembre 2009

La Sardegna citerà per danni la Gelmini?

Cattedre di sostegno dimezzate nell’Isola. I tagli annunciati al personale docente e non docente hanno, di fatto, cambiato il volto del sostegno nelle scuole sarde. Classi più numerose, sostegno agli alunni con disabilità di 9 ore o addirittura di quattro ore e mezzo alla settimana, ma anche collaboratori scolastici insufficienti per coprire le esigenze degli studenti che necessitano di un’assistenza continua negli istituti. A denunciarlo sono i volontari dell’Associazione bambini cerebrolesi (Abc Sardegna), pronti non solo a scendere in piazza ma anche a rivolgersi ai tribunali per scongiurare il pericolo di vedere i loro figli senza un adeguato sostegno scolastico. “Siamo disposti – dice Luisanna Loddo, presidente di Abc – a ricorrere al Tribunale contro Il Ministero per difendere il diritto allo studio dei nostri figli. Siamo consapevoli che la battaglia per uno solo dei nostri ragazzi è una battaglia per i diritti di tutti”.
“È lo stesso Consiglio di Stato – fanno sapere dall’Abc – con ordinanza del 24 febbraio scorso, che ha confermato quanto i tribunali stanno continuamente ribadendo: cioè che il rapporto di sostegno, nonostante quello medio di uno a due indicato dalla finanziaria nazionale, non escluda attente valutazioni caso per caso in base alle esigenze reali rilevate”. A sollecitarlo è anche Francesca Palmas, responsabile Scuola dell’associazione: “Certo è terribile per le famiglie trovarsi di fronte ad un tribunale e sostenere spese e stress per ottenere un diritto che è costituzionalmente garantito. Si stanno verificando casi gravissimi come quello emblematico di una scuola di Vercelli in cui sono presenti 7 alunni con disabilità, una ‘classe speciale’ all’interno di una scuola pubblica è quanto di più lontano ci sia dal concetto di integrazione. Si prospetta la possibilità di fare ricorso anche rispetto alla normativa sulla sicurezza nelle classi. Potrebbe pertanto verificarsi che, a causa della scarsa attenzione degli Uffici scolastici, molte classi vengano dichiarate inagibili, con conseguente interruzione dell’attività didattica, sino al raggiungimento di soluzioni legittime”. (da “Redattore Sociale”)

venerdì 18 settembre 2009

La Lega attacca la Procura di Bologna


La Lega Nord ieri ha accusato la Procura di Bologna di essere fortemente politicizzata per aver sollevato eccezione di costituzionalità alla legge contro l'immigrazione clandestina, e annuncia che raccoglierà firme nel centro di Bologna per chiedere l'applicazione della norma. La raccolta, spiega in una nota il segretario cittadino Manes Bernardini, partirà sabato 26 settembre con un banchetto allestito in via D'Azeglio angolo via Farini e proseguirà, nello stesso punto, per altri due sabati consecutivi. Lì "i cittadini bolognesi potranno firmare ed attestare la loro richiesta di applicazione della legge che prevede il reato di immigrazione clandestina", scrive Bernardini. Poi, attacca duramente la Procura, contro cui ieri aveva già tuonato il 'collega' Angelo Alessandri, definendo la mossa dei magistrati un tentativo di scardinare la legge. Il signor Bernardini dovrebbe rispettare di più il compito dei magistrati, non spetta né a lui né ai cittadini bolognesi prendere decisioni sulla costituzionalità della legge, bensì alla corte costituzionale che agisce solo ed esclusivamente in base al testo di quel magnifico libretto che è la nostra Costituzione repubblicana che, per fortuna, ancora esiste e resiste.

giovedì 17 settembre 2009

Berlusconi l’inconcludente

Mentre il nostro piccolo amico rancoroso si dibatte in prima serata facendo registrare lo share più basso del programma di Vespa dal 1999 ad oggi, mentre lo stesso si pavoneggia prendendosi meriti altrui e urlando ai quattro venti che lui, il miglior e più longevo presidente del consiglio degli utlimi 150, ha risolto i problemi del terremoto in Abruzzo in tempi record, mentre i suoi ministri sfasciano quel che resta della scuola pubblica e dell’università, apprendiamo che in Italia più di una scuola su due (il 54% degli istituti) si trova in aree a rischio sismico (e non è antisismica) e il 26% dei plessi è in zone a rischio idrogeologico. Inoltre, per restare in argomento, è provvista del certificato di agibilità statica solo una scuola su tre (32%), ed una su 4 ha i certificati di agibilità igienico-sanitaria (26%) e di prevenzione incendi (27%). Le aule sono un disastro: nel 24% ci sono cavi volanti, nel 52% armadi non ancorati alle pareti che possono cadere addosso ai ragazzi, nel 29% ci sono interruttori divelti. E quest’anno, per via dei tagli, si rischia anche il “sovraffollamento”. Con le palestre non va meglio: il 34% delle scuole monitorate non ne ha una. Per il resto conquistano la palma dell'ambiente più sporco e ben poco adeguato ai disabili (ben il 22% presenta barriere architettoniche). Dopo ci sono aule e mense. E mentre si parla di influenza suina e di strategie per la prevenzione nelle scuole da anni ormai i bagni sono senza sapone. Quest'anno sono il 61% del totale! Fare qualcosa di concreto per questi problemi no, eh? Meglio le passerelle televisive e le escort…

martedì 15 settembre 2009

Cari amici della lega, se fosse capitato a voi?

Sono 13 i cittadini somali che hanno depositato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro l’Italia per essere stati respinti in Libia lo scorso 6 maggio. A. è uno di loro. Appartiene alla minoranza degli Ashraf. È nato nel 1983 a Mogadiscio, ed è sempre vissuto nella capitale fino a quando, nel 2006 è stato costretto a abbandonare il paese, lacerato da anni di guerra civile e violenze claniche. Gli Ashraf in particolare hanno dovuto subire negli anni numerose persecuzioni da parte dei clan maggioritario del paese, gli Hawiye. Nel 2004, il padre di A. venne ucciso per mano di un esponente del clan degli Hawiye, che aveva cercato di estorcergli con la forza i documenti attestanti la proprietà della loro casa. E lo stesso A. era stato costretto sotto minaccia a divorziare dalla moglie. Dopo la morte del padre, la responsabilità per il sostentamento e la tutela della madre e della sorella, pesava su A. Ma soltanto due mesi dopo, la sorella scomparve. L’avevano vista uscire di casa con una vicina. Si pensa che l’abbiano portata in Yemen. La decisione di lasciare Mogadiscio maturò nel 2006, dopo che le milizie delle Corti islamiche ebbero preso il controllo della città. Per tutelare la propria incolumità, A. fuggì in Etiopia, ma era senza documenti, e venne arrestato alla frontiera e detenuto per otto mesi, prima di essere rilasciato e ritornare in Somalia, a Hargeysa, da dove ripartì immediatamente per Gibuti, e poi – dopo un altro mese di carcere – per il Sudan, dove consegnandosi spontaneamente alle autorità venne trasferito nel campo profughi di Kasala. Cinque mesi dopo riuscì a attraversare il deserto del Sahara e a entrare in Libia. Era il luglio del 2007. Un anno dopo, nell’agosto del 2008 riusciva a imbarcarsi per l’Italia. Ma l’imbarcazione rimase presto senza carburante e finì alla deriva nel Canale di Sicilia. Passavano i giorni e i soccorsi non arrivavano. Cinque persone morirono disidratate e di stenti. La salvezza arrivò da una nave spagnola. Il peschereccio “Clot de l'Illot”, che il 22 agosto del 2008 attraccò nel porto di Tripoli consegnando i 49 naufraghi alle guardie libiche. A. venne nuovamente arrestato. A Tripoli, nel carcere di ‘Ain Zara, dove venne detenuto per otto mesi. Lo rilasciarono nell’aprile del 2009. Non volle aspettare altro tempo, e comprò un passaggio sulla prima imbarcazione diretta a nord, insieme a altri 45 passeggeri. E per la seconda volta in un anno, venne respinto. Stavolta però dalle autorità italiane. Era il 6 maggio del 2009. Oggi, quattro mesi dopo, si trova ancora in un campo di detenzione in Libia, pur essendo un potenziale rifugiato politico, e pur essendo difeso da un avvocato dinnanzi alla Corte europea. (da "Redattore sociale")

lunedì 14 settembre 2009

È fascismo. Ormai ci siamo.


L'Italia del ventennio fascista? Nel ricordo degli anziani e nelle descrizioni dei mezzi di comunicazione di massa dell'epoca era un Paese quasi perfetto, un'isola felice senza disoccupazione e senza criminalità, dove per di più - miracolo - i treni arrivavano sempre in orario. Si trattava della prova di un'efficienza amministrativa mai più raggiunta da allora o di una visione artefatta, 'suggerita' dall'alto a cronisti compiacenti o timorosi? La grande mole di 'veline', cioè di direttive ora insinuanti ora minacciose rivolte dai gerarchi e in molti casi da Benito Mussolini in persona agli operatori dell'informazione affinché dessero versioni edulcorate o manipolate ad arte degli eventi sembra suggerire proprio questo (illuminante il libro “Le veline del duce”, Sperling e Kupfer, 2004). Nei preziosi documenti usciti fuori dagli archivi di tutte le maggiori testate giornalistiche il regime detta la linea proprio su tutto, dalla censura rigidissima su scioperi, manifestazioni o malcontenti (vi ricorda niente?) all'alimentazione, allo sport, alla politica estera, alla cronaca nera, perfino sulla lunghezza delle gonne delle donne. Ecco un esempio: “Si ricorda che i furti fanno parte della cronaca nera, che deve essere limitatissima e pubblicata, anche nei casi di maggior mole, con nessun rilievo. (29 agosto 1942)” che tradotto nell’Italia dove regna la telecrazia del nanetto brianzolo (speriamo torni presto o tardi in un giardino) suona più o meno così “Si ricorda che le notizie di propaganda di regime devono essere affidati a lacché di consolidata fede, che si prestino ad infangare il mestiere di giornalista per compiacere il padrone”. E domani sera non va in onda Ballarò, mentre in prima serata Bruno Vespa conduce un puntata speciale di Porta a Porta sulla consegna delle nuove case in Abruzzo.

venerdì 11 settembre 2009

Banca Etica ancora più etica

Banca Popolare Etica, la prima istituzione di finanza etica in Italia, ha deciso di aderire all'accordo siglato all'inizio di agosto dall'Associazione bancaria italiana (Abi) in materia di sospensione della quota capitale delle rate dei mutui a favore delle piccole e medie imprese colpite dalla crisi economica. Anticipando l'ulteriore accordo ancora in fase di discussione presso l'Abi, ha deciso di estendere anche alla clientela privata la possibilità di avvalersi della sospensione delle rate del mutuo per l'acquisto della prima casa. A beneficiare di questa forma di elasticità saranno i clienti colpiti da licenziamento, messi in cassa integrazione o costretti ad affrontare malattie, infortuni e lutti. Il periodo di sospensione delle rate - comprensive di capitale e interess i- sarà pari a un massimo di 18 mesi in due tranche durante la vita del mutuo.

giovedì 10 settembre 2009

Lega demagogica e cialtrona


Ancora oggi Marco Reguzzoni, parlamentare leghista già presidente della provincia di Varese, ha pubblicizzato al salone della moda “Milano Unica” la solita proposta di legge di protezione del Made in Italy. A parte il fatto che tutti (dico tutti) gli imprenditori italiani si fanno confezionare i prodotti in Cina o in India o in Malesia, e poi mettono il loro bel marchietto (magari dalle stesse aziende che poi falsificano il loro prodotto) ma il signor Reguzzoni e il signor Versace non sanno che l’Italia, come singolo paese, non può approvare leggi di questo tipo? Non sanno (o probabilmente non vogliono sapere) che facciamo parte di una cosa che si chiama Comunità Europea, e che queste materie sono di esclusiva competenza comunitaria? Nessuno però si scandalizza o chiede garanzie sull’effettivo trattamento riservato anche dalle nostre aziende ai lavoratori di quei paesi, ipersfruttati, sottopagati, non sindacalizzati e, nella stragrande maggioranza dei casi, appartenenti alle categorie sociali più deboli: donne e bambini.


mercoledì 9 settembre 2009

Una gita resistente per la libertà religiosa.

Per chi abita nel basso varesotto e nell’alto milanese, sabato 17 ottobre è un’occasione da non perdere: Anpi, L’isola che non c’è, il Gruppo della Memoria e l’Associazione Culturale Protestante organizzano una gita nelle valli Valdesi, con arrivo e sosta gastronomica a Torre Pellice. Durante la mattinata è previsto un incontro con l’assessore alla cultura e un inquadramento storico della lotta partigiana nella zona, per il pomeriggio un’escursione alla stele valdese, una visita alla piccola scuola ed alla “gheisa n’ta tana”. Dopo molti secoli di dure persecuzioni, i valdesi hanno acquistato la libertà legale nel 1848, sotto Carlo Alberto. Da allora la Chiesa Valdese si è sviluppata e diffusa attraverso la penisola italiana. Durante l'occupazione nazista dell'Italia settentrionale nella seconda guerra mondiale, i valdesi italiani erano attivi nel portare la salvezza agli ebrei che sarebbero stati minacciati dallo sterminio imminente, nascondendo molti di loro nella stessa Val Pellice, territorio in cui gli antenati valdesi trovarono originariamente rifugio dalle persecuzioni della chiesa di Roma. Per chi fosse interessato al programma, i numeri di riferimento sono i seguenti: 02.9624360; 02.9609134; 02.9624441; 02.9600830; 031.938790.

martedì 8 settembre 2009

Evviva l’uomo nero. Quando gli eritrei eravamo noi.

Spesso ci dimentichiamo che il nostro paese è stato quello forse più colpito, tra il XIX e il XX secolo, dal fenomeno dell’emigrazione all’estero: Stati Uniti, Argentina, Australia, Svizzera, Francia, Germania e molti altri paesi hanno visto in quel periodo migliaia e migliaia di italiani accalcarsi alle frontiere alla ricerca di un lavoro, di una nuova dignità, di una speranza. A questo proposito mi piace ricordare che si è appena concluso in Val Vigezzo (Piemonte) il XXVIII raduno internazionale degli spazzacamini, uomini e donne che hanno praticato e praticano un lavoro ingrato e pericoloso. La festa e i colori, l’allegria di oggi, fanno da contraltare alle condizioni proibitive (freddo, sistemazioni provvisorie, malattie alle vie respiratorie ed alla pelle, cadute da altezze notevoli) che hanno da sempre caratterizzato questo mestiere. Dalla Valle Vigezzo, già nel XVI secolo, gli spazzacamini partivano con i loro attrezzi da lavoro diretti verso gli altri paesi d’Europa, e spesso si trattava di ragazzini (la piccola statura aiutava quando ci si doveva calare nelle canne fumarie) se non addirittura di bambini (accompagnati ovviamente dagli adulti). Molti di essi perirono in incidenti, e non fecero più ritorno a casa. Loro, però, almeno riuscirono ad arrivare nei paesi dove avrebbero poi lavorato. Quelli che oggi tentano il viaggio della speranza verso le nostre coste, muoiono prima ancora di aver avuto una seppur misera occasione.

venerdì 4 settembre 2009

Sadismo carcerario in California

Rifiutata, dalle autorità californiane, la grazia a Susan Atkins. La donna, adepta della famiglia Manson, prese parte al massacro del 9 agosto 1969 di Cielo Drive, a Los Angeles, in cui persero la vita Sharon Tate (moglie di Roman Polanski, incinta di otto mesi) e altre quattro persone. Allora la Atkins aveva 21 anni, ora ne ha 61 ed è malata terminale di cancro al cervello. In qualsiasi paese civile 40 anni di carcere potrebbero considerarsi sufficienti ad espiare una pena, così come nessuno penserebbe di negare la grazia ad una persona che probabilmente non vedrà il nuovo anno. Invece le autorità della California hanno pensato bene di fissare una nuova udienza con la donna fra tre anni.

giovedì 3 settembre 2009

Stiamo diventando la scuola peggiore del mondo?

L'Italia spende molto meno per i bambini piccoli della media Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Risultato: basso rendimento scolastico e disuguaglianza sociale elevata. Questi, in estrema sintesi, i dati della situazione italiana secondo il primo Rapporto Ocse sul benessere dei bambini. Il Rapporto mostra infatti che la spesa del governo italiano per i bambini piccoli (0-5 anni) corrisponde all'80% della media dei paesi Ocse, ed è la metà di quanto viene speso in Italia per l’infanzia nelle fasce di età più alte (6-11 e 12-17). Una spesa maggiore per bambini piccoli sarebbe secondo l’Ocse verosimilmente in grado di generare cambiamenti positivi e una condizione più equa per i bambini maggiormente svantaggiati (ah, già, alcuni di questi però non sono di origine italiana...). Anche dal punto di vista dei risultati scolastici, la situazione dei bambini italiani è preoccupante. L'Italia ha infatti il 4° peggiore rendimento scolastico medio, e il secondo più grande divario tra gli studenti con buoni e bassi risultati, dopo il Messico. Anche il numero di giovani italiani che non sono né occupati, né in programmi di formazione, né a scuola riflette i bassi rendimenti scolastici dell’Italia che si ritrova, ancora una volta, ad occupare il peggiore terzo posto tra i paesi dell’Ocse, dopo Messico e Turchia.

mercoledì 2 settembre 2009

La maledizione di essere bambini

Ogni giorno spuntano 83 nuovi siti pedofili e otto nuovi bambini (quasi 3.000 all'anno) cadono in questa orrenda forma di commercio di esseri umani. L'Italia (la cattolicissima Italia) è il quinto paese al mondo per consumo di pedopornografia, preceduta da Russia, Regno Unito, Germania e Stati Uniti. Questo è quanto emerge dal rapporto mensile sulla pedofilia on line diffuso ieri dall'Osservatorio internazionale di Telefono Arcobaleno, che nel mese di agosto ha effettuato 2.571 segnalazioni in ogni angolo del pianeta. "Si consolida l'abbassamento progressivo dell'età delle vittime - afferma il presidente di Telefono Arcobaleno, Giovanni Arena - le quali ormai nella metà dei casi hanno meno di sette anni. Ma ciò che caratterizza le dinamiche della pedofilia on line nel 2009 è la presenza massiccia di inserzioni pubblicitarie all'interno delle pagine web che espongono contenuti pedopornografici, pagine web che peraltro si finanziano proprio con i proventi della pubblicità (gli affari sono affari, no? Bello, il capitalismo). Siamo in contatto con 48 aziende italiane, prevalentemente del settore della telefonia, di quello bancario e turistico - continua il presidente Arena - che si sono stupite nel constatare la propria presenza nei siti pedofili e si sono dichiarate tutte vittime degli intermediari e delle agenzie cui si erano rivolte”. Mah.

martedì 1 settembre 2009

Lega vergognosa




Vorrei sinceramente capire perché se qualcuno scrive su un quotidiano dieci domande al presidente del consiglio si becca una querela (e sto morbido, non voglio parlare di gente che imbavaglia la libera stampa e che manovra l’intera informazione italiana e l’intero business pubblicitario – cioè l’aria che serve ai media per respirare) mentre se qualche altro insulta, umilia, sminuisce, accusa senza uno straccio di prove un’intera categoria di persone la passa liscia e, anzi, viene votato in massa. Ho inserito in questa bella carrellata di immagini anche un manifesto fascista che, a parte forse la grafica (più curata quella del ventennio rispetto a quella leghista), sembra uscito dalle menti malate dei vari Bossi, Borghezio, Cota e compagnia. Chiudo con questo, a proposito delle carrozze atm solo per extracomunitari.

lunedì 31 agosto 2009

Ordinaria follia. I posti di lavoro si vincono al concorso a premi.



Una nota catena di supermercati bandisce un concorso a premi. E fin qui nulla di strano. Leggendo il volantino distribuito a tappeto in tutta la provincia di Varese, però, si apprende che il primo premio sono 10 POSTI DI LAVORO. Alcune considerazioni. La prima è che la catena di cui sopra evidentemente non seleziona il personale (chiunque può vincere i fantomatici posti). La seconda è che, probabilmente, il concorso non è legale, perché riservato esclusivamente ai residenti in Italia (facciamo parte di una cosa che si chiama Unione Europea, dove, per legge, i cittadini degli altri paesi membri non possono essere discriminati a priori in ambito lavorativo). Terza e più grave considerazione, il concorso a premi. Una volta si vincevano soldi, automobili, viaggi, beni di lusso insomma. Non la possibilità di venire sfruttati per 40 ore settimanali, con un lavoro a tempo determinato, pagati un obolo. Ciò che dovrebbe essere diritto costituzionale è diventato chimera, terno al lotto, lotteria. Ultima considerazione, il signore che si è inventato questo concorso è un gran furbone: le persone che verranno assunte probabilmente sarebbero state assunte comunque, e così il costo del concorso è pari a zero. Notate infine gli occhi della ragazza della pubblicità, che brillano di gioia grazie a fotoshop.

giovedì 13 agosto 2009

Vacanze partigiane

Un saluto a tutti voi, da domani il blog chiude e ci si risente a settembre. Per la cronaca, andrò a passare due settimane in Val Vigezzo, che oltre che per i funghi e i pittori è famosa per aver fatto parte, nel 1944 della Repubblica Partigiana dell’Ossola. Vi riporto il lemma di wikipedia: “La Repubblica dell'Ossola fu una delle numerose repubblica partigiane sorte nel Nord Italia. Questa repubblica esistette dal 9 settembre al 22 ottobre 1944. I partigiani del CLN, l'8 settembre 1944 attaccarono le truppe fasciste di stanza a Domodossola, sconfiggendole e proclamando la repubblica. A differenza di altre Repubbliche partigiane la Repubblica dell'Ossola fu in grado, in poco più di un mese di vita, di affrontare non solo le contingenze imposte dallo stato di guerra, ma anche di darsi un'organizzazione articolata: vennero assunti funzionari (commissari) per l'amministrazione civile con il potere di assumere impiegati, venne vietata l'esportazione di valuta, venne rinnovata la toponomastica della valle. Tutte le leggi e i corpi militari fascisti vennero sciolti in soli 2 giorni. Salò reagì tagliando i rifornimenti all'intera valle, ma, dopo alcune incertezze, la piccola repubblica ottenne l'appoggio della Svizzera. Il 10 ottobre i fascisti attaccarono con 14.000 uomini e, dopo aspri scontri, il 23 ottobre riconquistarono tutto il territorio. La gran parte della popolazione abbandonò la Val d'Ossola per rifugiarsi in Svizzera lasciando il territorio pressochè deserto impedendo di fatto le forti rappresaglie che furono minacciate dai fascisti e dal capo della provincia in particolare. A tal proposito proprio il capo della provincia Enrico Vezzalini scrisse il famoso comunicato a Mussolini che recitava: "Abbiamo riconquistato l'Ossola, dobbiamo riconquistare gli Ossolani". La storia della Repubblica dell'Ossola è stata narrata nello sceneggiato di Leandro Castellani Quaranta giorni di libertà e dal libro di Giorgio Bocca Una repubblica partigiana (1964)”. Noi che siamo materiale resistente, non riciclabile, non facilmente smaltibile, ci teniamo alle nostre radici. E, detto per inciso, quella che viene definita come Insubria è per un terzo composta dalla ex repubblica dell’Ossola. Insubria rossa, quindi.

mercoledì 12 agosto 2009

“Quando la lotta è di tutti e per tutti"

“Il tuo padrone vedrai cederà”, cantava qualche millennio fa Ivan della Mea (http://www.youtube.com/watch?v=CyhSwJVkF3U sentitevela qua, se avete voglia, è una bellissima versione di Cisco) ed effettivamente questo è successo alla Innse, azienda metalmeccanica milanese che ha lottato per oltre un anno per evitare smantellamento e licenziamento. Bravi gli operai che sono stati giorno e notte sul carroponte, e bravo anche il sindacalista (questo sì, è un sindacalista!) della Fiom che è stato con loro. Nessuno verrà licenziato, pare. La canzone di Ivan della Mea (che si intitola “O cara moglie”) in una strofa dice: “Mi han licenziato senza pietà / ed il motivo è perché ho scioperato / per la difesa dei nostri diritti / per la difesa del mio sindacato / per il lavoro, per la libertà”. Già, perché diritti, lavoro e libertà (libertà: di questa parola sono in giro stuoli di usurpatori) sono sempre stati simboli e valori della sinistra, e mentre il PD litiga per le regole delle primarie (ma sceglietevelo tra di voi 'sto cazzo di segretario!) e i comunisti pensano alla prossima scissione atomica, finalmente qualcuno ha capito – in Francia lo avevano già capito da un po’ – che le lotte si devono condurre dal basso. Ripartiamo dall'ABC.

martedì 11 agosto 2009

È arrivato il proibizionismo. Una birra per strada costa 500 euro.

Oltre a pericolose censure alle quali ci ha ormai da tempo abituato l’assordante silenzio di un’opinione pubblica drogata, oltre alla legalizzazione delle nuove squadracce fasciste, oltre al fatto che una delle più alte cariche della Repubblica sia un borioso puttaniere, ora ci si mette anche la microdeficienza degli amministratori locali a peggiorare le cose: a Gallarate siamo tornati ai tempi del proibizionismo, con l’aggiunta dell’invito a nascondere in pubblico bevande alcoliche (avete presente i clochard americani con la bottiglia nel sacchetto di carta?). Accade infatti che in questo paesone industriale della provincia di Varese l’ordinanza anti alcol (per strada, ovviamente, così i cattivi extracomunitari non possono più bere senza sedersi ai tavoli interni) ha mietuto la prima vittima. L'ordinanza vieta di bere alcolici, tanto nei parchi pubblici quanto in piazze e strade, tutti i giorni dalle 19 alle 8. Un divieto che, per i minorenni, si estende fino a coprire l’intero arco delle 24 ore. Per chi ancora non ha 18 anni, è punita anche la detenzione in assenza dei genitori o di chi esercita la patria potestà. Domenica sera la polizia locale di Gallarate ha multato un giovane di 28 anni pizzicato con una bottiglia di birra (di birra!) in mano in piazza Risorgimento. Impegnati in un normale controllo, i vigili hanno sorpreso il ventottenne mentre passeggiava e l’hanno multato: la sua refrigerante bibita gli è costata la bellezza di 500 euro, sanzione massima (simpatici i vigili, eh?) prevista dal provvedimento.

lunedì 10 agosto 2009

La storia di Anna, badante ''regolare''


"Dodici famiglie, dieci morti, uno lasciato”. È il personale bilancio di sette anni di lavoro come badante di Anna. Lo sintetizza con chiarezza, a dispetto del suo italiano stentato, che peggiora quando la fretta di raccontare la incalza. Viene dalla Moladavia. Nell’immaginario collettivo i “clandestini” arrivano per mare su un gommone o aggrappati al telaio dei camion: per molti è davvero questa la strada che porta in Italia, ma in realtà la maggior parte (in media oltre il 60% degli ingressi l’anno, secondo i dati del ministero dell’Interno) transita dalle frontiere con visti regolari. Anna è una di loro. È arrivata con un visto turistico di 10 giorni in Ancona nel 2000, senza soldi e senza conoscere l’italiano, nemmeno per le richieste minime ma essenziali. Ha pagato 200 euro il biglietto di viaggio, ma, dice, c’è chi arriva a pagare anche 800 euro per entrare in Italia con la speranza di un lavoro. Nei primi giorni ha dormito per strada, “una notte vicino al mare”, poi ha incontrato una donna ucraina in stazione, l’ha sentita parlare e forse per un attimo si è sentita meno straniera. È stata lei a darle l’indirizzo della Caritas, dove è stata aiutata e accolta per i primi 45 giorni della sua permanenza in Italia. Poi il primo impiego, da irregolare, presso un prete, che si è preso cura di lei per due anni e le ha permesso di mettersi in regola con la sanatoria del 2002. Ha un diploma di infermiera e, nel suo paese, ha lavorato con persone psichiatriche, epilettiche e tossicodipendenti; racconta che il suo lavoro era esattamente uguale a quello delle infermiere italiane: flebo, medicazioni, farmaci. Per questo in Italia ha curato anche persone malate, anche in condizioni molto grave, malati di tumore. La Perestroika ha messo in ginocchio il sistema economico e la sua vita: due figli da far studiare e un marito che si ammala di cuore e ha bisogno di un intervento quando ormai lo stipendio è ridotto a pochi spiccioli. “Sono venuta solo per lavorare e guadagnare”. La spinta è il bisogno economico, la disperazione: per questo non vuole restare in Italia a lungo. Non tutti i lavori sono andati bene ricorda Anna: “Piangevo notte e giorno. Mi dicevano: non fai niente, non capisci niente, non sai cucinare, mangi troppo”. (da “Redattore sociale”)

venerdì 7 agosto 2009

Troppi cinesi in dormitorio

Sempre più cinesi nelle mense e nei dormitori dei poveri a Milano. Il motivo? Gli sgomberi effettuati dalle forze dell'ordine negli alloggi di fortuna della Chinatown milanese. A registrare questa nuova presenza sono le stesse strutture di accoglienza, come quella dei Carmelitani Scalzi di via Canova, che si trova proprio a due passi dal quartiere e che tutti i giorni offre il pranzo ai disagiati. I nuovi senzatetto di nazionalità cinese non parlano italiano né inglese, sono per lo più uomini giovani; hanno chiesto coperte e vestiti e di giorno un pranzo. Vivevano nei magazzini abusivi di Paolo Sarpi, in rifugi di fortuna e avevano lavori saltuari. Poi sono stati fatti sgomberare. Sono arrivati in Italia con un visto turistico, quindi da regolari, ma ci sono rimasti da clandestini quando il visto è scaduto. Hanno trovato un appoggio a basso prezzo (dai 5 agli 8 euro) presso la comunità cinese di Milano che, in qualche modo, è stata ed è tuttora il loro unico tramite per trovare un alloggio e un lavoro. Ora che sono stati sgomberati sono completamente lasciati a loro stessi per le strade della città. Che fare di questi “pericolosi delinquenti”?

giovedì 6 agosto 2009

Detenuti in rivolta a Ivrea

Ieri nel carcere di Ivrea cinque detenuti, tutti di nazionalità algerina, per protesta si sono automutilati utilizzando lamette da barba. Dopo l'intervento della polizia penitenziaria per sedare la rivolta, cinque agenti sono finiti in ospedale "per accertamenti sanitari per possibile rischio contagio; uno ha riportato anche la rottura della mano". A riferirlo è il segretario generale dell'Osapp (Organizzazione Sindacale Polizia Penitenziaria), Leo Beneduci, che invoca l'intervento del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, definito "ministro smaterializzato". "Il fatto l'abbiamo appreso solo oggi - spiega l'esponente dell'Osapp - ma è avvenuto ieri alle 13 nella sezione primo livello della casa circondariale eporediese. Lo spettacolo che si mostrava agli agenti penitenziari intervenuti era veramente terribile: basti solo pensare al sangue che scorreva a fiumi e ai brandelli di carne strappata sparsa su tutto il pavimento della sezione. Uno spettacolo agghiacciante che ci ha riferito un nostro collega, che per il disgusto ci ha raccontato di essersi sentito anche male. Soprattutto quando i cinque manifestanti hanno rifiutato di ricevere le cure necessarie e di rientrare in cella e con le lamette hanno iniziato a minacciare gli altri agenti accorsi". Il segretario generale dell'Osapp ricorda anche quanto avvenuto lo scorso 1 agosto a Lucca: "Quella che doveva essere la solita pacifica protesta dei detenuti mediante battitura delle inferriate si è trasformata in una rivolta vera e propria. Oramai che si brucino i materassi e si utilizzino le bombolette del gas come molotov è un fatto consueto, drammatico ma purtroppo consueto. Sta di fatto che da una semplice dimostrazione di disagio, nel penitenziario di Lucca, si è arrivati ad una sezione detentiva completamente distrutta, che si aggiunge a quella chiusa ad Ivrea per precauzione igienica".

mercoledì 5 agosto 2009

L’esercito contro gli ambulanti sulle spiagge

VENEZIA - Esercito in città e polizia provinciale armata lungo le spiagge veneziane? "Sono misure assolutamente fuori luogo” è il commento di don Dino Pistolato, direttore della Caritas provinciale che si accoda ai giudizi negativi del sindaco Massimo Cacciari e del suo vice, convinti sostenitori dell'inutilità di tali metodi. In tema di sicurezza e ordine pubblico il dibattito nel territorio lagunare si fa dunque acceso. Sull"invio dell’esercito per presidiare il territorio Pistolato si dice del tutto contrario, perchè “già in tempi non sospetti ho avuto modo di ricordare che Venezia e la provincia sono assolutamente sicure e ora questa mia certezza è dimostrata anche dai dati del Vicinale diffusi ieri. Quindi non c’è bisogno né di esercito né di altre misure eccessive”. Per quanto riguarda, invece, il pattugliamento delle spiagge da parte di agenti della polizia provinciale armati contro i venditori ambulanti, voluto dalla neopresidente provinciale Francesca Zaccariotto (Pdl), il direttore della Caritas lo definisce “un criterio da elefante per schiacciare una pulce”. E aggiunge: “Non è una caccia alle streghe che si risolve in questo modo, né con le blindature delle spiagge. In più la gente dimostra di non apprezzare questi metodi e non a caso capita che si metta a difendere il venditore ambulante contro la polizia. In più il fenomeno non è significativo e le risorse delle forze dell’ordine dovrebbero essere utilizzate altrove, ad esempio per combattere la criminalità, lo sfruttamento e altre piaghe ben più importanti”. Intanto le prime pattuglie sono scese in campo da ieri (4 agosto) a Bibione e resteranno operative per tutto il mese di agosto. Ogni giorno saranno schierate due squadre composte da due elementi, che lavoreranno fianco a fianco con i vigili urbani. Nel corso del mese saranno garantiti 48 turni di servizio, per un totale di 600 ore. A breve partiranno analoghi esperimenti a Jesolo, Cavallino, Eraclea, Caorle, Chioggia. (da “Redattore Sociale”)

lunedì 3 agosto 2009

Nelle carceri venete situazione esplosiva


Fuori, temperature che superano da giorni – se non settimane – i 30 gradi. Dentro, celle strapiene e sopra il limite tollerabile della capienza. La calda estate dei detenuti veneti – e non solo veneti – è sotto il segno del sovraffollamento e del disagio: in celle da una persona tradizionalmente condivise da due detenuti ormai si dorme, se va bene, in tre e in alcuni casi anche in quattro. A Rovigo i detenuti sono stipati nella vecchia sede, mentre quella nuova deve ancora essere finita. Anche qui dormono in quattro o cinque in celle da due. La situazione è oltre il tollerabile in tutte le carceri. L’istituto maschile di Santa Maria Maggiore a Venezia, poi, è il peggio del peggio e doveva essere chiuso vent’anni fa: è una struttura vecchia, fatiscente, che si allaga con l’acqua alta! E in tutto questo c’è un immobilismo politico che lascia senza parole: in Parlamento si fanno le leggi su misura ma non pensano a chi avrebbe bisogno davvero di interventi.

giovedì 30 luglio 2009

Calcestruzzo taroccato e olocausto nucleare.


Ecco brevemente cosa accade all’interno di una centrale nucleare. Si bombardano barre di uranio con dei neutroni. Le barre di uranio si dividono in cripton e bario. Esistono poi delle barre di controllo che fungono da “porte tagliafuoco”. Il luogo dove si svolge la fissione si chiama “nocciolo”. Il nocciolo sta immerso nell’acqua che raggiunge una temperatura di circa 300°, tenuta in pressione. Nocciolo ed acqua sono all’interno di un contenitore chiamato “vessel”, composto da calcestruzzo spesso circa un metro e mezzo e da uno strato sottile di acciaio. Tanto per avere un’idea, il contenitore deve essere in grado di resistere ad un attacco missilistico o ad un sisma. Poi c’è tutta la struttura esterna e gli edifici intermedi di contenimento, anch’essi progettati con specifiche particolari, ma sostanzialmente di cemento “molto” armato. Quando ho letto che Legambiente ha denunciato e mappato decine e decine di edifici pubblici costruiti con calcestruzzo fatto con sabbia di mare, troppa acqua, poco cemento e armando meno del dovuto (su 48 edifici pubblici verificati dalla Protezione civile siciliana, 43 non hanno superato i test antisismici, perché fatti con “cemento molle”. A Crotone sono stati utilizzati per la costruzione di un edificio addirittura dei rifiuti tossici) ho fatto due più due e mi sono tremate le gambe. A chi andranno gli appalti per la costruzione delle centrali nucleari? Quelli al sud, in mano alla criminalità organizzata. Quelli del nord… probabilmente anche. Con quali materiali costruiranno le centrali? Ve l’immaginate il “nocciolo” dentro un contenitore di sabbia di mare e cartone?

mercoledì 29 luglio 2009

Quando CL uccide

In Italia esiste una piaga gravissima di cui nessuno parla. Si tratta dei medici antiabortisti che dietro il paravento dell’obiezione di coscienza disattendono un servizio pubblico garantito per legge. Si aggiunga che nella sanità pubblica (non parliamo poi di quella privata) sempre più medici in quota CL arrivano a ricoprire cariche di responsabilità all’interno di ospedali e istituti di cura (in Lombardia hanno occupato praticamente tutto). Ebbene, nella relazione sull’attuazione della legge 194 al parlamento il sottosegretario Roccella ha comunicato che gli aborti nel 2008 sono calati del 4,1%. A questo ha aggiunto, però, che sono in aumento quelli clandestini (circa 15.000, che la legge sulla sicurezza potrebbe far raddoppiare se non aumentare in modo addirittura più drammatico) e che oltre il 70% dei medici italiani fa obiezione di coscienza (chissà se la percentuale è in linea con quella che riguarda i medici che lavorano contemporaneamente nel pubblico e nel privato…). Infine il caro Roccella ha concluso affermando che la pillola Ru486 è pericolosa per le donne e non deve entrare in ospedale (il signor Volontè, dell’UDC, per conto suo l’ha definita “pillola assassina”). Ma perché nessuno dice che in Italia non c’è uno straccio di informazione e prevenzione su questi temi, e che i consultori, grande conquista degli anni ’70, gestiti da donne per le donne, ormai sono rari come mosche bianche? L’importante è che l’“organizzazione” prosperi sulle disgrazie altrui e sulla pelle delle più deboli, in comunione e senza liberazione. Una vergogna.

giovedì 16 luglio 2009

Michele Serra come Piero Chiara

La giunta del comune di Varese, con delibera n.341, ha querelato Michele Serra per un pezzo apparso sul mensile L’Espresso del 28 maggio nella rubrica “satira preventiva”. Il pezzo, caustico e divertente come nello stile dello scrittore, ha fatto andare su tutte le furie Comune e Provincia. Tra le motivazioni della querela vi è anche il fatto che “il giornalista stigmatizza, in particolare, una serie di proposte nonché valutazioni espresse dalla Lega Nord in merito ad alcune criticità di funzionamento di Malpensa”, (non si capisce perché l’avvocato che assisterà il comune, ente pubblico, debba anche difendere le ragioni della lega nord, partito politico e quindi di parte). Fa sorridere pensare che un altro scrittore, Piero Chiara, ebbe a dire in un suo bel racconto comparso nella raccolta “L’uovo al cianuro” che “Varese non fu mai fascista, né tantomeno garibaldina. Varese – cito a memoria ma il senso è questo – non è neppure una città, ma un paese di bottegai che pensano solo al denaro”. Fa sorridere, dicevo, pensare che a questo scrittore è dedicato un premio che vorrebbe essere il fiore all’occhiello della vita culturale varesina. Per chi volesse leggere il pezzo di Michele serra http://espresso.repubblica.it/dettaglio/a-malpensa-ci-pensa-la-lega/2083523/18

mercoledì 15 luglio 2009

Nubifragio a Varese II





Ecco altre foto del disastro di questa mattina. Pare ci siano stati danni anche piuttosto ingenti, sia per quanto riguarda il manto stradale che per quel che concerne i privati cittadini: cantine allagate, macchine incidentate, e così via. Nella prima foto si può vedere un ampio pezzo d'asfalto strappato da un marciapiede e trasportato più in là.
Da un'Ansa di pochi minuti fa: "Trenta interventi effettuati e 12 persone tratte in salvo: è il primo bilancio dei Vigili del fuoco di Varese ancora impegnati nelle operazioni di soccorso a seguito della violenta alluvione che nella prima mattina ha portato diversi straripamenti e frane lungo il corso del fiume Olona. Non risultano feriti, ma solo danni a case, strade e automobili, oltre ad alcuni alcuni casi di attacco di panico. Particolarmente colpito il comune di Arcisate, in cui il livello delle acque si sta lentamente abbassando dopo aver raggiunto anche i 20 centimetri nelle strade, lasciando gli scantinati delle abitazioni colmi di fango. Il sindaco di Arcisate, Angelo Pierobon, è impegnato in una riunione operativa convocata in prefettura a Varese per decidere gli interventi per fronteggiare l'emergenza. Trenta interventi effettuati e 12 persone tratte in salvo: è il primo bilancio dei Vigili del fuoco di Varese ancora impegnati nelle operazioni di soccorso a seguito della violenta alluvione che nella prima mattina ha portato diversi straripamenti e frane lungo il corso del fiume Olona. Non risultano feriti, ma solo danni a case, strade e automobili, oltre ad alcuni alcuni casi di attacco di panico. Particolarmente colpito il comune di Arcisate, in cui il livello delle acque si sta lentamente abbassando dopo aver raggiunto anche i 20 centimetri nelle strade, lasciando gli scantinati delle abitazioni colmi di fango. Il sindaco di Arcisate, Angelo Pierobon, è impegnato in una riunione operativa convocata in prefettura a Varese per decidere gli interventi per fronteggiare l'emergenza. "

Nubifragio a Varese







Questa mattina, per due ore e mezza di pioggia (6.00-8.30), la città è andata completamente in tilt. Viabilità bloccata (via Peschiera chiusa per allagamento, molte altre vie trasformate in fiumi e torrenti), ciottoli e detriti sull'asfalto, voragini. Anche le ferrovie bloccate. Per due ore e mezza di pioggia. Ma come le hanno fatte le strade? Ma chi ha dato il permesso di costruire sopra il tracciato di rigagnoli e torrentelli? Per fortuna tra poco ci sarà la nuova diga in valle Olona, che non servirà assolutamente a nulla!

martedì 14 luglio 2009

Sciopero!


Oggi sciopero contro il ddl a 'nfamo!

venerdì 10 luglio 2009

Contenuto nel ddl sviluppo, fresco fresco di approvazione.



“Art. 25. (Delega al Governo in materia nucleare) 1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle norme intema di valutazione di impatto ambientale e di pubblicità delle relative procedure, uno o più decreti legislativi di riassetto normativo recanti la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché dei sistemi per il deposito definitivo dei materiali e rifiuti radioattivi e per la definizione delle misure compensative da corrispondere e da realizzare in favore delle popolazioni interessate.”
Inutile ricordare che un Premio Nobel come Carlo Rubbia ha ripetuto più volte che oggi non esiste un metodo sicuro per lo stoccaggio delle scorie radioattive e che anzi c’è un rischio concreto molto pesante per la salute. Stiamo buttando via l’ultima cosa decente che era rimasta in Italia (ma non c’era stato un referendum? Cos’è, cadono in prescrizione?). L'unica consolazione è che, quando saremo al cimitero, l'energia elettrica per i lumini la pagheremo molto meno...

Il Paese dei papponi geniali



Indovina indovinello, cosa c'è di strano in queste due foto? Che quella sopra è il ministro della Repubblica Italiana che ha scritto e fatto approvare il ddl di cui si legge nel cartello sotto. E adesso fa la salvatrice della patria tra le macerie dell'Aquila al G8. Non faccio commenti se non sull'idiozia e l'ipocrisia dell'essere umano.

martedì 7 luglio 2009

Le badanti sono retroattive?



Apprendo ora da un’agenzia che i ministri Maroni e Sacconi sostengono che il reato di clandestinità previsto nel pacchetto sicurezza approvato il 2 luglio “non si può applicare a chi è già entrato in Italia anche se irregolarmente” e che “la legge non è retroattiva”. Ma, benedetti figlioli, come si fa a stabilire quando un clandestino (cioè un “invisibile” per definizione) è entrato in Italia? Glielo si chiede? E qualcuno secondo voi dirà “sì, sono entrato dopo il 2 luglio, sbattetemi fuori con regolare processo”?. Legge iniqua, razzista, e pure stupida. D’altronde, visto chi l’ha stesa e approvata…