martedì 8 settembre 2009

Evviva l’uomo nero. Quando gli eritrei eravamo noi.

Spesso ci dimentichiamo che il nostro paese è stato quello forse più colpito, tra il XIX e il XX secolo, dal fenomeno dell’emigrazione all’estero: Stati Uniti, Argentina, Australia, Svizzera, Francia, Germania e molti altri paesi hanno visto in quel periodo migliaia e migliaia di italiani accalcarsi alle frontiere alla ricerca di un lavoro, di una nuova dignità, di una speranza. A questo proposito mi piace ricordare che si è appena concluso in Val Vigezzo (Piemonte) il XXVIII raduno internazionale degli spazzacamini, uomini e donne che hanno praticato e praticano un lavoro ingrato e pericoloso. La festa e i colori, l’allegria di oggi, fanno da contraltare alle condizioni proibitive (freddo, sistemazioni provvisorie, malattie alle vie respiratorie ed alla pelle, cadute da altezze notevoli) che hanno da sempre caratterizzato questo mestiere. Dalla Valle Vigezzo, già nel XVI secolo, gli spazzacamini partivano con i loro attrezzi da lavoro diretti verso gli altri paesi d’Europa, e spesso si trattava di ragazzini (la piccola statura aiutava quando ci si doveva calare nelle canne fumarie) se non addirittura di bambini (accompagnati ovviamente dagli adulti). Molti di essi perirono in incidenti, e non fecero più ritorno a casa. Loro, però, almeno riuscirono ad arrivare nei paesi dove avrebbero poi lavorato. Quelli che oggi tentano il viaggio della speranza verso le nostre coste, muoiono prima ancora di aver avuto una seppur misera occasione.

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