martedì 22 settembre 2009

La dolcezza entra in carcere


La dolcezza apre tutte le porte. Anche quelle del carcere di Busto Arsizio (casa circondariale per detenuti in attesa di giudizio), dove per il secondo anno consecutivo sta per partire il progetto “Dolce in carcere”: corsi di pasticceria tenuti da cinque maestri pasticceri per dare una qualificazione professionale ai detenuti. L'anno scorso, i primi due corsi hanno coinvolto una ventina di persone, tra italiani e stranieri: cinque maestri pasticceri si alternano una volta a settimana per insegnare a preparare biscotti, frolle, cannoncini, torte e crostate. Per ora i corsi si sono svolti in un locale attiguo alla cucina del carcere, ma si sta completando il laboratorio di pasticceria autonomo per iniziare la produzione interna e dare la possibilità ai detenuti di reinserirsi in modo pieno nella società. Il progetto è stato finanziato dall'associazione carcerati di Gallarate, con contributi della Provincia, della Fondazione San Giuseppe degli artigiani della provincia di Varese, sponsor privati e di aziende del territorio.

lunedì 21 settembre 2009

La Sardegna citerà per danni la Gelmini?

Cattedre di sostegno dimezzate nell’Isola. I tagli annunciati al personale docente e non docente hanno, di fatto, cambiato il volto del sostegno nelle scuole sarde. Classi più numerose, sostegno agli alunni con disabilità di 9 ore o addirittura di quattro ore e mezzo alla settimana, ma anche collaboratori scolastici insufficienti per coprire le esigenze degli studenti che necessitano di un’assistenza continua negli istituti. A denunciarlo sono i volontari dell’Associazione bambini cerebrolesi (Abc Sardegna), pronti non solo a scendere in piazza ma anche a rivolgersi ai tribunali per scongiurare il pericolo di vedere i loro figli senza un adeguato sostegno scolastico. “Siamo disposti – dice Luisanna Loddo, presidente di Abc – a ricorrere al Tribunale contro Il Ministero per difendere il diritto allo studio dei nostri figli. Siamo consapevoli che la battaglia per uno solo dei nostri ragazzi è una battaglia per i diritti di tutti”.
“È lo stesso Consiglio di Stato – fanno sapere dall’Abc – con ordinanza del 24 febbraio scorso, che ha confermato quanto i tribunali stanno continuamente ribadendo: cioè che il rapporto di sostegno, nonostante quello medio di uno a due indicato dalla finanziaria nazionale, non escluda attente valutazioni caso per caso in base alle esigenze reali rilevate”. A sollecitarlo è anche Francesca Palmas, responsabile Scuola dell’associazione: “Certo è terribile per le famiglie trovarsi di fronte ad un tribunale e sostenere spese e stress per ottenere un diritto che è costituzionalmente garantito. Si stanno verificando casi gravissimi come quello emblematico di una scuola di Vercelli in cui sono presenti 7 alunni con disabilità, una ‘classe speciale’ all’interno di una scuola pubblica è quanto di più lontano ci sia dal concetto di integrazione. Si prospetta la possibilità di fare ricorso anche rispetto alla normativa sulla sicurezza nelle classi. Potrebbe pertanto verificarsi che, a causa della scarsa attenzione degli Uffici scolastici, molte classi vengano dichiarate inagibili, con conseguente interruzione dell’attività didattica, sino al raggiungimento di soluzioni legittime”. (da “Redattore Sociale”)

venerdì 18 settembre 2009

La Lega attacca la Procura di Bologna


La Lega Nord ieri ha accusato la Procura di Bologna di essere fortemente politicizzata per aver sollevato eccezione di costituzionalità alla legge contro l'immigrazione clandestina, e annuncia che raccoglierà firme nel centro di Bologna per chiedere l'applicazione della norma. La raccolta, spiega in una nota il segretario cittadino Manes Bernardini, partirà sabato 26 settembre con un banchetto allestito in via D'Azeglio angolo via Farini e proseguirà, nello stesso punto, per altri due sabati consecutivi. Lì "i cittadini bolognesi potranno firmare ed attestare la loro richiesta di applicazione della legge che prevede il reato di immigrazione clandestina", scrive Bernardini. Poi, attacca duramente la Procura, contro cui ieri aveva già tuonato il 'collega' Angelo Alessandri, definendo la mossa dei magistrati un tentativo di scardinare la legge. Il signor Bernardini dovrebbe rispettare di più il compito dei magistrati, non spetta né a lui né ai cittadini bolognesi prendere decisioni sulla costituzionalità della legge, bensì alla corte costituzionale che agisce solo ed esclusivamente in base al testo di quel magnifico libretto che è la nostra Costituzione repubblicana che, per fortuna, ancora esiste e resiste.

giovedì 17 settembre 2009

Berlusconi l’inconcludente

Mentre il nostro piccolo amico rancoroso si dibatte in prima serata facendo registrare lo share più basso del programma di Vespa dal 1999 ad oggi, mentre lo stesso si pavoneggia prendendosi meriti altrui e urlando ai quattro venti che lui, il miglior e più longevo presidente del consiglio degli utlimi 150, ha risolto i problemi del terremoto in Abruzzo in tempi record, mentre i suoi ministri sfasciano quel che resta della scuola pubblica e dell’università, apprendiamo che in Italia più di una scuola su due (il 54% degli istituti) si trova in aree a rischio sismico (e non è antisismica) e il 26% dei plessi è in zone a rischio idrogeologico. Inoltre, per restare in argomento, è provvista del certificato di agibilità statica solo una scuola su tre (32%), ed una su 4 ha i certificati di agibilità igienico-sanitaria (26%) e di prevenzione incendi (27%). Le aule sono un disastro: nel 24% ci sono cavi volanti, nel 52% armadi non ancorati alle pareti che possono cadere addosso ai ragazzi, nel 29% ci sono interruttori divelti. E quest’anno, per via dei tagli, si rischia anche il “sovraffollamento”. Con le palestre non va meglio: il 34% delle scuole monitorate non ne ha una. Per il resto conquistano la palma dell'ambiente più sporco e ben poco adeguato ai disabili (ben il 22% presenta barriere architettoniche). Dopo ci sono aule e mense. E mentre si parla di influenza suina e di strategie per la prevenzione nelle scuole da anni ormai i bagni sono senza sapone. Quest'anno sono il 61% del totale! Fare qualcosa di concreto per questi problemi no, eh? Meglio le passerelle televisive e le escort…

martedì 15 settembre 2009

Cari amici della lega, se fosse capitato a voi?

Sono 13 i cittadini somali che hanno depositato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro l’Italia per essere stati respinti in Libia lo scorso 6 maggio. A. è uno di loro. Appartiene alla minoranza degli Ashraf. È nato nel 1983 a Mogadiscio, ed è sempre vissuto nella capitale fino a quando, nel 2006 è stato costretto a abbandonare il paese, lacerato da anni di guerra civile e violenze claniche. Gli Ashraf in particolare hanno dovuto subire negli anni numerose persecuzioni da parte dei clan maggioritario del paese, gli Hawiye. Nel 2004, il padre di A. venne ucciso per mano di un esponente del clan degli Hawiye, che aveva cercato di estorcergli con la forza i documenti attestanti la proprietà della loro casa. E lo stesso A. era stato costretto sotto minaccia a divorziare dalla moglie. Dopo la morte del padre, la responsabilità per il sostentamento e la tutela della madre e della sorella, pesava su A. Ma soltanto due mesi dopo, la sorella scomparve. L’avevano vista uscire di casa con una vicina. Si pensa che l’abbiano portata in Yemen. La decisione di lasciare Mogadiscio maturò nel 2006, dopo che le milizie delle Corti islamiche ebbero preso il controllo della città. Per tutelare la propria incolumità, A. fuggì in Etiopia, ma era senza documenti, e venne arrestato alla frontiera e detenuto per otto mesi, prima di essere rilasciato e ritornare in Somalia, a Hargeysa, da dove ripartì immediatamente per Gibuti, e poi – dopo un altro mese di carcere – per il Sudan, dove consegnandosi spontaneamente alle autorità venne trasferito nel campo profughi di Kasala. Cinque mesi dopo riuscì a attraversare il deserto del Sahara e a entrare in Libia. Era il luglio del 2007. Un anno dopo, nell’agosto del 2008 riusciva a imbarcarsi per l’Italia. Ma l’imbarcazione rimase presto senza carburante e finì alla deriva nel Canale di Sicilia. Passavano i giorni e i soccorsi non arrivavano. Cinque persone morirono disidratate e di stenti. La salvezza arrivò da una nave spagnola. Il peschereccio “Clot de l'Illot”, che il 22 agosto del 2008 attraccò nel porto di Tripoli consegnando i 49 naufraghi alle guardie libiche. A. venne nuovamente arrestato. A Tripoli, nel carcere di ‘Ain Zara, dove venne detenuto per otto mesi. Lo rilasciarono nell’aprile del 2009. Non volle aspettare altro tempo, e comprò un passaggio sulla prima imbarcazione diretta a nord, insieme a altri 45 passeggeri. E per la seconda volta in un anno, venne respinto. Stavolta però dalle autorità italiane. Era il 6 maggio del 2009. Oggi, quattro mesi dopo, si trova ancora in un campo di detenzione in Libia, pur essendo un potenziale rifugiato politico, e pur essendo difeso da un avvocato dinnanzi alla Corte europea. (da "Redattore sociale")

lunedì 14 settembre 2009

È fascismo. Ormai ci siamo.


L'Italia del ventennio fascista? Nel ricordo degli anziani e nelle descrizioni dei mezzi di comunicazione di massa dell'epoca era un Paese quasi perfetto, un'isola felice senza disoccupazione e senza criminalità, dove per di più - miracolo - i treni arrivavano sempre in orario. Si trattava della prova di un'efficienza amministrativa mai più raggiunta da allora o di una visione artefatta, 'suggerita' dall'alto a cronisti compiacenti o timorosi? La grande mole di 'veline', cioè di direttive ora insinuanti ora minacciose rivolte dai gerarchi e in molti casi da Benito Mussolini in persona agli operatori dell'informazione affinché dessero versioni edulcorate o manipolate ad arte degli eventi sembra suggerire proprio questo (illuminante il libro “Le veline del duce”, Sperling e Kupfer, 2004). Nei preziosi documenti usciti fuori dagli archivi di tutte le maggiori testate giornalistiche il regime detta la linea proprio su tutto, dalla censura rigidissima su scioperi, manifestazioni o malcontenti (vi ricorda niente?) all'alimentazione, allo sport, alla politica estera, alla cronaca nera, perfino sulla lunghezza delle gonne delle donne. Ecco un esempio: “Si ricorda che i furti fanno parte della cronaca nera, che deve essere limitatissima e pubblicata, anche nei casi di maggior mole, con nessun rilievo. (29 agosto 1942)” che tradotto nell’Italia dove regna la telecrazia del nanetto brianzolo (speriamo torni presto o tardi in un giardino) suona più o meno così “Si ricorda che le notizie di propaganda di regime devono essere affidati a lacché di consolidata fede, che si prestino ad infangare il mestiere di giornalista per compiacere il padrone”. E domani sera non va in onda Ballarò, mentre in prima serata Bruno Vespa conduce un puntata speciale di Porta a Porta sulla consegna delle nuove case in Abruzzo.

venerdì 11 settembre 2009

Banca Etica ancora più etica

Banca Popolare Etica, la prima istituzione di finanza etica in Italia, ha deciso di aderire all'accordo siglato all'inizio di agosto dall'Associazione bancaria italiana (Abi) in materia di sospensione della quota capitale delle rate dei mutui a favore delle piccole e medie imprese colpite dalla crisi economica. Anticipando l'ulteriore accordo ancora in fase di discussione presso l'Abi, ha deciso di estendere anche alla clientela privata la possibilità di avvalersi della sospensione delle rate del mutuo per l'acquisto della prima casa. A beneficiare di questa forma di elasticità saranno i clienti colpiti da licenziamento, messi in cassa integrazione o costretti ad affrontare malattie, infortuni e lutti. Il periodo di sospensione delle rate - comprensive di capitale e interess i- sarà pari a un massimo di 18 mesi in due tranche durante la vita del mutuo.

giovedì 10 settembre 2009

Lega demagogica e cialtrona


Ancora oggi Marco Reguzzoni, parlamentare leghista già presidente della provincia di Varese, ha pubblicizzato al salone della moda “Milano Unica” la solita proposta di legge di protezione del Made in Italy. A parte il fatto che tutti (dico tutti) gli imprenditori italiani si fanno confezionare i prodotti in Cina o in India o in Malesia, e poi mettono il loro bel marchietto (magari dalle stesse aziende che poi falsificano il loro prodotto) ma il signor Reguzzoni e il signor Versace non sanno che l’Italia, come singolo paese, non può approvare leggi di questo tipo? Non sanno (o probabilmente non vogliono sapere) che facciamo parte di una cosa che si chiama Comunità Europea, e che queste materie sono di esclusiva competenza comunitaria? Nessuno però si scandalizza o chiede garanzie sull’effettivo trattamento riservato anche dalle nostre aziende ai lavoratori di quei paesi, ipersfruttati, sottopagati, non sindacalizzati e, nella stragrande maggioranza dei casi, appartenenti alle categorie sociali più deboli: donne e bambini.


mercoledì 9 settembre 2009

Una gita resistente per la libertà religiosa.

Per chi abita nel basso varesotto e nell’alto milanese, sabato 17 ottobre è un’occasione da non perdere: Anpi, L’isola che non c’è, il Gruppo della Memoria e l’Associazione Culturale Protestante organizzano una gita nelle valli Valdesi, con arrivo e sosta gastronomica a Torre Pellice. Durante la mattinata è previsto un incontro con l’assessore alla cultura e un inquadramento storico della lotta partigiana nella zona, per il pomeriggio un’escursione alla stele valdese, una visita alla piccola scuola ed alla “gheisa n’ta tana”. Dopo molti secoli di dure persecuzioni, i valdesi hanno acquistato la libertà legale nel 1848, sotto Carlo Alberto. Da allora la Chiesa Valdese si è sviluppata e diffusa attraverso la penisola italiana. Durante l'occupazione nazista dell'Italia settentrionale nella seconda guerra mondiale, i valdesi italiani erano attivi nel portare la salvezza agli ebrei che sarebbero stati minacciati dallo sterminio imminente, nascondendo molti di loro nella stessa Val Pellice, territorio in cui gli antenati valdesi trovarono originariamente rifugio dalle persecuzioni della chiesa di Roma. Per chi fosse interessato al programma, i numeri di riferimento sono i seguenti: 02.9624360; 02.9609134; 02.9624441; 02.9600830; 031.938790.

martedì 8 settembre 2009

Evviva l’uomo nero. Quando gli eritrei eravamo noi.

Spesso ci dimentichiamo che il nostro paese è stato quello forse più colpito, tra il XIX e il XX secolo, dal fenomeno dell’emigrazione all’estero: Stati Uniti, Argentina, Australia, Svizzera, Francia, Germania e molti altri paesi hanno visto in quel periodo migliaia e migliaia di italiani accalcarsi alle frontiere alla ricerca di un lavoro, di una nuova dignità, di una speranza. A questo proposito mi piace ricordare che si è appena concluso in Val Vigezzo (Piemonte) il XXVIII raduno internazionale degli spazzacamini, uomini e donne che hanno praticato e praticano un lavoro ingrato e pericoloso. La festa e i colori, l’allegria di oggi, fanno da contraltare alle condizioni proibitive (freddo, sistemazioni provvisorie, malattie alle vie respiratorie ed alla pelle, cadute da altezze notevoli) che hanno da sempre caratterizzato questo mestiere. Dalla Valle Vigezzo, già nel XVI secolo, gli spazzacamini partivano con i loro attrezzi da lavoro diretti verso gli altri paesi d’Europa, e spesso si trattava di ragazzini (la piccola statura aiutava quando ci si doveva calare nelle canne fumarie) se non addirittura di bambini (accompagnati ovviamente dagli adulti). Molti di essi perirono in incidenti, e non fecero più ritorno a casa. Loro, però, almeno riuscirono ad arrivare nei paesi dove avrebbero poi lavorato. Quelli che oggi tentano il viaggio della speranza verso le nostre coste, muoiono prima ancora di aver avuto una seppur misera occasione.

venerdì 4 settembre 2009

Sadismo carcerario in California

Rifiutata, dalle autorità californiane, la grazia a Susan Atkins. La donna, adepta della famiglia Manson, prese parte al massacro del 9 agosto 1969 di Cielo Drive, a Los Angeles, in cui persero la vita Sharon Tate (moglie di Roman Polanski, incinta di otto mesi) e altre quattro persone. Allora la Atkins aveva 21 anni, ora ne ha 61 ed è malata terminale di cancro al cervello. In qualsiasi paese civile 40 anni di carcere potrebbero considerarsi sufficienti ad espiare una pena, così come nessuno penserebbe di negare la grazia ad una persona che probabilmente non vedrà il nuovo anno. Invece le autorità della California hanno pensato bene di fissare una nuova udienza con la donna fra tre anni.

giovedì 3 settembre 2009

Stiamo diventando la scuola peggiore del mondo?

L'Italia spende molto meno per i bambini piccoli della media Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Risultato: basso rendimento scolastico e disuguaglianza sociale elevata. Questi, in estrema sintesi, i dati della situazione italiana secondo il primo Rapporto Ocse sul benessere dei bambini. Il Rapporto mostra infatti che la spesa del governo italiano per i bambini piccoli (0-5 anni) corrisponde all'80% della media dei paesi Ocse, ed è la metà di quanto viene speso in Italia per l’infanzia nelle fasce di età più alte (6-11 e 12-17). Una spesa maggiore per bambini piccoli sarebbe secondo l’Ocse verosimilmente in grado di generare cambiamenti positivi e una condizione più equa per i bambini maggiormente svantaggiati (ah, già, alcuni di questi però non sono di origine italiana...). Anche dal punto di vista dei risultati scolastici, la situazione dei bambini italiani è preoccupante. L'Italia ha infatti il 4° peggiore rendimento scolastico medio, e il secondo più grande divario tra gli studenti con buoni e bassi risultati, dopo il Messico. Anche il numero di giovani italiani che non sono né occupati, né in programmi di formazione, né a scuola riflette i bassi rendimenti scolastici dell’Italia che si ritrova, ancora una volta, ad occupare il peggiore terzo posto tra i paesi dell’Ocse, dopo Messico e Turchia.

mercoledì 2 settembre 2009

La maledizione di essere bambini

Ogni giorno spuntano 83 nuovi siti pedofili e otto nuovi bambini (quasi 3.000 all'anno) cadono in questa orrenda forma di commercio di esseri umani. L'Italia (la cattolicissima Italia) è il quinto paese al mondo per consumo di pedopornografia, preceduta da Russia, Regno Unito, Germania e Stati Uniti. Questo è quanto emerge dal rapporto mensile sulla pedofilia on line diffuso ieri dall'Osservatorio internazionale di Telefono Arcobaleno, che nel mese di agosto ha effettuato 2.571 segnalazioni in ogni angolo del pianeta. "Si consolida l'abbassamento progressivo dell'età delle vittime - afferma il presidente di Telefono Arcobaleno, Giovanni Arena - le quali ormai nella metà dei casi hanno meno di sette anni. Ma ciò che caratterizza le dinamiche della pedofilia on line nel 2009 è la presenza massiccia di inserzioni pubblicitarie all'interno delle pagine web che espongono contenuti pedopornografici, pagine web che peraltro si finanziano proprio con i proventi della pubblicità (gli affari sono affari, no? Bello, il capitalismo). Siamo in contatto con 48 aziende italiane, prevalentemente del settore della telefonia, di quello bancario e turistico - continua il presidente Arena - che si sono stupite nel constatare la propria presenza nei siti pedofili e si sono dichiarate tutte vittime degli intermediari e delle agenzie cui si erano rivolte”. Mah.

martedì 1 settembre 2009

Lega vergognosa




Vorrei sinceramente capire perché se qualcuno scrive su un quotidiano dieci domande al presidente del consiglio si becca una querela (e sto morbido, non voglio parlare di gente che imbavaglia la libera stampa e che manovra l’intera informazione italiana e l’intero business pubblicitario – cioè l’aria che serve ai media per respirare) mentre se qualche altro insulta, umilia, sminuisce, accusa senza uno straccio di prove un’intera categoria di persone la passa liscia e, anzi, viene votato in massa. Ho inserito in questa bella carrellata di immagini anche un manifesto fascista che, a parte forse la grafica (più curata quella del ventennio rispetto a quella leghista), sembra uscito dalle menti malate dei vari Bossi, Borghezio, Cota e compagnia. Chiudo con questo, a proposito delle carrozze atm solo per extracomunitari.