mercoledì 29 luglio 2009

Quando CL uccide

In Italia esiste una piaga gravissima di cui nessuno parla. Si tratta dei medici antiabortisti che dietro il paravento dell’obiezione di coscienza disattendono un servizio pubblico garantito per legge. Si aggiunga che nella sanità pubblica (non parliamo poi di quella privata) sempre più medici in quota CL arrivano a ricoprire cariche di responsabilità all’interno di ospedali e istituti di cura (in Lombardia hanno occupato praticamente tutto). Ebbene, nella relazione sull’attuazione della legge 194 al parlamento il sottosegretario Roccella ha comunicato che gli aborti nel 2008 sono calati del 4,1%. A questo ha aggiunto, però, che sono in aumento quelli clandestini (circa 15.000, che la legge sulla sicurezza potrebbe far raddoppiare se non aumentare in modo addirittura più drammatico) e che oltre il 70% dei medici italiani fa obiezione di coscienza (chissà se la percentuale è in linea con quella che riguarda i medici che lavorano contemporaneamente nel pubblico e nel privato…). Infine il caro Roccella ha concluso affermando che la pillola Ru486 è pericolosa per le donne e non deve entrare in ospedale (il signor Volontè, dell’UDC, per conto suo l’ha definita “pillola assassina”). Ma perché nessuno dice che in Italia non c’è uno straccio di informazione e prevenzione su questi temi, e che i consultori, grande conquista degli anni ’70, gestiti da donne per le donne, ormai sono rari come mosche bianche? L’importante è che l’“organizzazione” prosperi sulle disgrazie altrui e sulla pelle delle più deboli, in comunione e senza liberazione. Una vergogna.

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