giovedì 13 agosto 2009

Vacanze partigiane

Un saluto a tutti voi, da domani il blog chiude e ci si risente a settembre. Per la cronaca, andrò a passare due settimane in Val Vigezzo, che oltre che per i funghi e i pittori è famosa per aver fatto parte, nel 1944 della Repubblica Partigiana dell’Ossola. Vi riporto il lemma di wikipedia: “La Repubblica dell'Ossola fu una delle numerose repubblica partigiane sorte nel Nord Italia. Questa repubblica esistette dal 9 settembre al 22 ottobre 1944. I partigiani del CLN, l'8 settembre 1944 attaccarono le truppe fasciste di stanza a Domodossola, sconfiggendole e proclamando la repubblica. A differenza di altre Repubbliche partigiane la Repubblica dell'Ossola fu in grado, in poco più di un mese di vita, di affrontare non solo le contingenze imposte dallo stato di guerra, ma anche di darsi un'organizzazione articolata: vennero assunti funzionari (commissari) per l'amministrazione civile con il potere di assumere impiegati, venne vietata l'esportazione di valuta, venne rinnovata la toponomastica della valle. Tutte le leggi e i corpi militari fascisti vennero sciolti in soli 2 giorni. Salò reagì tagliando i rifornimenti all'intera valle, ma, dopo alcune incertezze, la piccola repubblica ottenne l'appoggio della Svizzera. Il 10 ottobre i fascisti attaccarono con 14.000 uomini e, dopo aspri scontri, il 23 ottobre riconquistarono tutto il territorio. La gran parte della popolazione abbandonò la Val d'Ossola per rifugiarsi in Svizzera lasciando il territorio pressochè deserto impedendo di fatto le forti rappresaglie che furono minacciate dai fascisti e dal capo della provincia in particolare. A tal proposito proprio il capo della provincia Enrico Vezzalini scrisse il famoso comunicato a Mussolini che recitava: "Abbiamo riconquistato l'Ossola, dobbiamo riconquistare gli Ossolani". La storia della Repubblica dell'Ossola è stata narrata nello sceneggiato di Leandro Castellani Quaranta giorni di libertà e dal libro di Giorgio Bocca Una repubblica partigiana (1964)”. Noi che siamo materiale resistente, non riciclabile, non facilmente smaltibile, ci teniamo alle nostre radici. E, detto per inciso, quella che viene definita come Insubria è per un terzo composta dalla ex repubblica dell’Ossola. Insubria rossa, quindi.

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