lunedì 22 giugno 2009

Un triste uomo per un triste paese


Silvio Berlusconi non mi è mai piaciuto. Non mi piace il suo atteggiamento nei confronti delle donne (che considera come esclusivo oggetto, in modo identico e speculare al mondo islamico: quest’ultimo impedisce alle donne di svestirsi, il primo di vestirsi) nei confronti della politica (declassata ad azienda, dove un padrone foraggia e paga i propri servi-dipendenti, disposti, per tenersi il posto, a prestarsi alle più basse operazioni) del giornalismo (esiste ancora, in Italia?) dello sport (è un italiano medio-basso: donne calcio e doppia morale). Oggi però, improvvisamente, il “bauscia” brianzolo mi appare sotto una luce diversa. L’uomo è solo. Vecchio. Triste. Devo ringraziare Feltri, individuo che disistimo con forza, e la sua affermazione in un editoriale del bollettino del presidente (Libero): “Berlusconi è stato operato di cancro alla prostata nel 1996, e ciò ha comportato la fine dei suoi rapporti sessuali”. Quindi, ricapitoliamo. C’è un signore che per non affondare nei debiti e non andare in prigione compra mezza Italia, uccide la stampa e diventa presidente del consiglio. Questo signore, oggi ultrasettantenne, non può avere rapporti sessuali ma fa di tutto per circondarsi di giovani (alle volte minorenni) e belle fanciulle. Ogni volta che viene contrariato ci regala scene indegne (comunisti! comunisti!), la moglie lo ha lasciato, e probabilmente non ha un solo - dico uno - vero amico (credo che siano tutti interessati al suo potere e al suo denaro). Vecchio, impotente, solo e senza un amico. Che tristezza! Giusto così, comunque. Il simbolo di un paese in piena recessione, che sta regredendo ad un’epoca barbara per quanto riguarda i rapporti civili tra le persone, soffocato dalle ingerenze catto-cielline, che regala soldi alle scuole e alle cliniche private mentre scuola e sanità pubblica agonizzano, che ha paura, paura, paura (e non sa neanche bene di cosa…), non può che essere un omuncolo del genere. Berlusconi è l’Italia.

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