mercoledì 20 maggio 2009

Bombardare il buon senso


Finanziare una disoccupazione “seria” per 800 mila persone, costruire 3 mila asili nido per 90 mila bambini dagli 0 ai 3 anni e sollevare così dalla loro cura 50 mila famiglie, mettere in sicurezza mille scuole per un numero complessivo di 380 mila studenti, inondare l'Italia di energia pulita con 10 milioni di pannelli solari per 700 mila famiglie o ricostruire il centro storico dell'Aquila (5 mila case inagibili, ospedale e casa dello studente, comprare 20 treni per i pendolari per un numero complessivo di 20 mila utenti al giorno oppure comprare 5 Canadeir 415 per il servizio antincendio che coprirebbero una zona occupata da 200 mila abitanti. Costo totale di tutte queste operazioni (sommate): 15 miliardi di euro. Questa è la cifra che ha investito il parlamento italiano per finanziare l'acquisto di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter completi di relativi equipaggiamenti, supporto logistico iniziale e approntamento delle basi operative (4 aeroporti, una portaerei e la realizzazione a Cameri, in provincia di Novara, di un centro europeo di manutenzione, revisione, riparazione e modifica dei velivoli italiani e olandesi). E non, evidentemente per asili, disoccupazione, energia pulita, scuola e sociale.
A denunciare la spesa del parlamento italiano è la Rete italiana per il disarmo e della campagna Sbilanciamoci! che questa mattina ha presentato a Roma un appello per investire i 15 miliardi a favore della popolazione italiana.
Il progetto, è faraonico: si tratta di un sistema d’arma di 5° generazione, essendo il Joint Strike Fighter (JSF) un aereo da combattimento monomotore, monoposto, in grado di operare alla velocità del suono, ma con velocità di crociera subsonica. È ottimizzato per il ruolo aria terra (quindi per l’attacco) ed ha due stive interne per le bombe che possono essere anche di tipo nucleare. Capofila del progetto sono gli Stati Uniti e vi partecipano altri 8 paesi: Regno Unito al primo livello, Italia ed Olanda al secondo livello, Turchia, Canada, Australia Norvegia e Danimarca al terzo livello. La ditta capo commessa è l’americana Lokheed (vi ricorda nulla?)Martin Aero. La ditta italiana maggiormente coinvolta è l’Alenia Aeronautica che partecipa allo sviluppo e alla produzione “second source” dell’ala; sono poi coinvolte in modo minore un’altra ventina di aziende.

4 commenti:

  1. Grande Fabio. Io sposo tutto quello che hai scritto. Ma secondo te i sindacati (rossi e insubri) dell'aermacchi/alenia di venegono come la pensano sulla questione?

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  2. Sindacati? Esistono ancora dei sindacati?

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. ops.. che gaffe Gianna.. hai ragione... ritiro tutto :-D

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